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IL PRATO Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 3 gennaio 1985
 
di Paolo e Vittorio Taviani, con Michele Placido, Isabella Rossellini, Saverio Marconi (Italia, 1979)
Piazzato com'è a metà strada tra il successo un po' sospetto di PADRE PADRONE e quello, legittimato dall'equilibrio sovrano dell'opera di LA NOTTE DI SAN LORENZO, IL PRATO si situa nel segno dell'ambiguità. Per molte ragioni, prima fra tutte l'ambizione di voler essere troppe cose alla volta.

Cosa è infatti IL PRATO? La storia di un ménage a tre (un po' come JULES ET JIM) fallito. Storia di un altro tipo di amore, quello di un padre per il figlio. Film (uno dei primi in Occldente, a parte FEU FOLLET di Malle) sul suicidio come soluzione o malattia. Film sull'impossibilità della felicità ("eppure io credo alla felicità, perché l'ho provata e so che esiste", dice la protagonista Isabella Rossellini). E ancora: film sul riflusso politico, sulla delusione del dopo sessantotto. Come i film di Tanner, Jonas e Messidor. Sul malessere sociale: il protagonista, aspirante regista, e destinato invece all'avvocatura. Eugenia, diplomata in antropologia, animatrice teatrale, costretta ad un modesto impiego a Firenze. Ed Enzo, diplomato in agronomia, disoccupato, che ritorna a San Gimignano per organizzarvi, inutilmente, una comune agricola.

Certo, sono i temi da sempre dei Taviani: L'Utopia, la ricerca della felicità non impossibile e disperata (come in Ferreri), ma resa solo temporaneamente impossibile (qui, dalla crisi politica e sociale).

Ma il cinema dei due fratelli non è facile da governare. Colto e raffinato (basterebbe un'inquadratura a dimostrarlo, quella splendidamente classica della campagna toscana, vista dalla finestra del protagonista) esso si basa su un'idealizzazione della realtà, sulla sensibilizzazione della memoria estetica dello spettatore. Ogni loro inquadratura esige quindi una qualità esemplare e non può nascere che da una disciplina estetica intransigente.

Quando i temi a monte di questo processo di disciplina sono semplici o ordinati il tutto sfocia in un'armonia estetica ne!b quale anche il gioco del procedimento registico non spezza l'incanto poetico. Ma nel caso contrario la seduzione, ed i pericoli, della scrittura prendono il sopravvento. Con le sottolineature, i simbolismi, le ampollosità letterarie, i riferimenti storici e culturali, i luoghi comuni intellettuali che finiscono, ad avere la meglio su quella commozione e quella tenerezza che era certamente nelle intenzioni degli autori.


   Il film in Internet (Google)

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